Tumori maligni
I tumori maligni epatici primitivi possono originare dalle varie cellule che compongono il tessuto epatico come appunto gli epatociti (le cellule principali del fegato) oppure i colangiociti (cellule delle vie biliari). La forma più comune è il carcinoma epatocellulare o epatocarcinoma (spesso abbreviato con la sigla HCC) che, nel caso specifico, origina dagli epatociti. Più rari sono i colangiocarcinomi o carcinomi delle vie biliari che originano dalle cellule di rivestimento delle vie biliari. Non è infrequente osservare che nei pazienti con colangiocarcinoma è presente una storia pregressa di infiammazione cronica delle vie biliari causata ad es. da cirrosi biliari, colangiti sclerosanti, colangiti croniche etc.
I tumori maligni epatici secondari sono tumori che originano da altre sedi dell’organismo diverse dal fegato. Da tali sedi/organi lontani (es. l’intestino, il pancreas, lo stomaco, la mammella etc.), i tumori secondari “arrivano” al fegato per effetto della metastatizzazione del tumore di origine, ovvero per effetto del passaggio di cellule tumorali del tumore primitivo nel sangue o nella linfa.
Il fegato è, assieme al polmone, la sede dell’organismo umano a più alta diffusione di metastasi da tumori maligni in ragione del suo volume (nell’adulto il fegato pesa poco meno di 1.5 kg), della quantità di sangue che lo percorre ogni minuto e della struttura anatomica che ha quest’organo dal punto di vista della sua funzione di “filtro” nei confronti delle sostanze e delle cellule che il sangue trasporta in tutto l’organismo.
Colangiocarcinoma Epatocarcinoma
Colangiocarcinoma
È un tumore che nasce dalle cellule delle vie biliari che rivestono i dotti che trasportano la bile prodotta dal fegato. È un tumore sicuramente più raro rispetto all’epatocarcinoma. A differenza di quest’ultimo, può insorgere su un fegato senza alcuna problematica di malattie croniche o di cirrosi ed è una neoplasia purtroppo ad alta malignità. Il disturbo più frequente lamentato dai pazienti affetti da colangiocarcinoma, soprattutto nelle sue fasi più avanzate, è la comparsa dell’ittero, ovvero del colorito giallognolo delle pelle e delle mucose accompagnato da un colore scuro delle urine e chiaro delle feci. L’ittero anche lieve si associa frequentemente con il prurito diffuso, la stanchezza, la perdita di peso e la mancanza di appetito. In un terzo dei pazienti ci può essere un’infezione della bile (colangite) con dolore al fianco e febbre alta. Gli esami del sangue che si alterano maggiormente in questi casi sono gli indici di colestasi (bilirubina, gamma-GT e fosfatasi alcalina). Meno frequente l’aumento delle transaminasi. Il marcatore tumorale che viene maggiormente utilizzato è il Ca 19-9. Gli esami del sangue possono offrire un aiuto, ma è fondamentale ottenere delle immagini delle neoplasia con l’ecografia addominale e soprattutto con la TAC, la RMN e la colangio-RMN.
In base alla sede d’origine, i tumori della via biliare (colangiocarcinomi) si dividono in:
a) tumori intraepatici nascono dalla via biliare all’interno del fegato e si presentano con effetto massa, ovvero come noduli di tumore all’interno del fegato;
b) tumori extraepatici nascono dalle porzioni della via biliare che decorrono fuori dal fegato e da esso portano la bile sino all’intestino;
c) tumori di Klatskin sono una forma particolare di tumori extraepatici che nascono proprio alla confluenza (carreforur) tra i dotti principali della parte sinistra e della parte destra del fegato, in una “Y” che appunto riunisce lo scarico della bile dal fegato in un unico collettore denominato dotto epatico comune.
In base alla sede di origine, i colangiocarcinomi possono essere diagnosticati in tempi diversi, ovvero quando assumono dimensioni diverse in relazione all’ostacolo che creano al deflusso della bile. Ci possono essere infatti colangiocarcinomi molto grandi senza sintomi e altri molto piccoli subito sintomatici a causa del blocco della via biliare, ad esempio, alla confluenza di dotti terminali. Anche la prognosi è influenzata da questa variabilità nella diagnosi: spesso le forme intraepatiche vengono diagnosticate più tardivamente perché accompagnate da disturbi vaghi come stanchezza e malessere generale, mentre ad esempio i tumori di Klatskin, anche se ancora piccoli di dimensioni possono causare disturbi caratteristici come il prurito e l’ittero.
Sintomi associati alle forme di colangiocarcinoma che causano ostruzione dello scarico biliare
I colangiocarcinomi sono tumori maligni ad alto rischio di diffusione ai linfonodi intorno al fegato, seguiti come frequenza di sede dalla diffusione ai polmoni, alle ossa e alle ghiandole surrenali. Purtroppo la chirurgia radicale con la resezione è possibile solo nel 15-20% dei pazienti; il trapianto è effettuato raramente ma l’indicazione al trapianto nei colangiocarcinomi è in evoluzione positiva, riscontrandosi sempre di più indicazioni e prognosi favorevoli in casi selezionati.
Epatocarcinoma
L’epatocarcinoma (frequentemente abbreviato con la sigla: HCC) è il tumore maligno primitivo del fegato più comune ed insorge, in oltre il 90% dei casi, in pazienti affetti da una malattia cronica di fegato, di origine virale o non virale. Come tutti i tumori maligni, l’HCC ha la tendenza a crescere ed invadere il tessuto circo- stante e a diffondersi attraverso il sangue ad altri or gani a distanza (formazione di metastasi).
La storia naturale del tumore epatico parte general- mente da un danno cronico del fegato di tipo infiammatorio (ad esempio per una epatite, o per l’assunzione cronica di alcool o per alterazioni metaboliche mai limitate).
Le epatiti croniche possono poi evolvere fino alla cirrosi, formando dei noduli, inizialmente iperplastici (cioè caratterizzati da una proliferazione e da un aumento delle cellule epatiche senza che esse manifestino particolari alterazioni) che possono progredire in noduli displastici (cioè costituiti da cellule alterate ma non ancora tumorali).
I noduli displastici insorti sulla cirrosi possono, infine, progredire ulteriormente diventando epatocarcinomi, cioè neoplasie maligne in cui le cellule hanno perso ogni controllo sulla loro crescita e funzione.
Proprio in ragione della sua progressiva evolutività, l’HCC può avere diversi gradi di differenziazione (da ben differenziato G 1 a moderatamente differenziato G 2 fino alle forme indifferenziate che generalmente sono quelle più aggressive). L’epatocarcinoma è globalmente il quinto tumore per frequenza nei maschi e l’ottavo nelle donne.
L’incidenza annuale (numero di individui che vengono colpiti dalla malattia) nel mondo è stimata attorno a poco meno di 1.000.000 di casi con ampia variabilità a seconda dell’area geografica. Alcune regioni del sud-est asiatico, alcune isole del Pacifico orientale e dell’Africa sub-Sahariana sono le aree a maggior rischio per lo sviluppo di questo tumore. La variabilità geografica con cui si presenta l’HCC è legata prevalentemente ai fattori di rischio, tra questi i più rilevanti sono rappresentati dalle infezioni da virus B e C molto diffuse in queste aree.
L’Italia rappresenta un’area a rischio intermedio. La fascia di età più colpita è quella tra i 60 e gli 80 anni e il sesso maschile è più colpito rispetto alle donne.
A causa della mancanza di sintomi specifici della fase iniziale di sviluppo del tumore, i pazienti con epatocarcinoma sono inconsapevoli della sua presenza finché il tumore non ha raggiunto uno stadio avanzato. Per questa ragione è molto importante che i pazienti con patologia cronica del fegato (epatiti, cirrosi, infiammazione cronica) siano seguiti sistematicamente con esami periodici (soprattutto l’ecografia e il monitoraggio del marcatore tumorale denominato AFP) al fine di scoprire un eventuale nodulo di tumore nelle sue fasi iniziali di sviluppo, cioè nelle fasi in cui più efficaci e definitive sono le varie terapie disponibili.
Nelle fasi avanzate e meno curabili si possono manifestare sintomi evidenti dome il dolore al fianco destro, la per- dita di peso e la stanchezza. L’ittero (il colore giallo di cute e di mucose) è in genere espressione dello scompenso epatico, oltre che della progressione severa del tumore. Il dolore alle ossa può essere correlato alla comparsa di metastasi in tale sede così come la tosse incoercibile e la difficoltà respiratoria si possono presentare in caso di diffusione del tumore ai polmoni.
Progetto realizzato grazie al contributo non condizionante di Fondazione Roche.
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