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Come diagnosticare l’HCC?

Dal punto di vista degli esami di laboratorio esistono, per alcuni tumori, dei marcatori tumorali dosabili nel sangue. Essi possono dimostrarsi elevati in caso di tumore rispetto a valori definiti “normali” misurabili in individui sani. Il tipo di marcatore tumorale e la loro sigla identificativa sono diversi a seconda del tipo di tumore e della sua natura (primitiva o metastatica). Ad esempio il marcatore CEA (antigene carcino-embrionale) è tipico dei tumori del colon-retto metastatici al fegato, il CA15-3 per i tumori metastatici della mammella, il CA19.9 per i colangiocarcinomi (e anche per i tumori del colon metastatici), l’AFP (alfa-fetoproteina) è tipicamente dosata nel caso degli epatocarcinomi. Una caratteristica da ricordare dei marcatori tumorali è la loro non elevata specificità, ovvero la probabilità sempre presente di trovare livelli di marcatore elevato anche per condizioni non sicuramente tumorali.
L’alterazione dei valori dei marcatori tumorali va sempre dunque interpretata con cautela da specialisti del settore. I markers tumorali non equivalgono in nessun modo ad un esame istologico e non permettono da soli di porre diagnosi di tumore.

Dal punto di vista strumentale, la diagnosi dell’epatocarcinoma è effettuata nella maggior parte dei casi con tecniche di immagine quali un’ecografia dell’addome ed una TAC (tomografia assiale computerizzata) o una RMN (risonanza magnetica nucleare). Nei casi dubbi, come si è detto nel paragrafo precedente, si può procedere con la biopsia epatica, molto più utilizzata nel campo dei tumori metastatici (o secondari) che per l’HCC, dove (vedi sopra) la biopsia spesso non è necessaria. Le tecniche di immagine usate per la diagnosi dell’HCC e in genere per la diagnosi delle lesioni epatiche di tipo tumorale permettono di: 1) individuare la lesione, 2) valutare le caratteristiche del nodulo, 3) stadiare il tumore (cioè valutare le sue dimensioni, il numero dei noduli tumorali la topografia della loro sede all’interno del fegato e la loro eventuale diffusione in altre sedi dell’organismo).

Le principali caratteristiche delle varie tecniche di immagine utilizzate sono le seguenti:
Ecografia: è una tecnica semplice, economica e non invasiva. È anche uno dei primi esami utilizzati per la diagnosi e per la stadiazione del tumore, in particolare per valutare le sue dimensioni, il numero dei noduli tumorali, la densità dei noduli (se cioè più di tipo solido o a contenuto liquido come nel caso delle cisti) e la loro topografia, cioè la loro sede precisa all’interno del fegato.

TAC: assieme alla RMN rappresenta la migliore tecnica oggi disponibile per la diagnosi e per la stadiazione dell’HCC. È in grado di
definire con alta accuratezza il numero di lesioni presenti e la loro relazione con i vasi del fegato. Inoltre viene utilizzata per quantificare la risposta ai diversi trattamenti. La TAC ha decisamente migliorato la capacità di diagnosticare ed identificare gli HCC di medie e grandi dimensioni, ma rimane un esame non perfetto per la precisa identificazione delle lesioni più piccole di 1 cm di diametro.

RMN: è l’esame tecnicamente più avanzato attualmente disponibile. Come e spesso meglio della TAC, permette la diagnosi di lesioni intorno al centimetro di diametro.

È meno diffusa della TAC sul territorio ed è più difficile da maneggiare, ovvero richiede maggiore competenza e specializzazione tecnica nel determinare le migliori impostazioni di acquisizione delle immagini.
Per questi motivi la RMN non è un’indagine sempre accessibile e non sempre viene eseguita come prima scelta.

Le informazioni fornite nel presente fascicolo informativo sono state elaborate grazie al contributo scientifico del professor Vicenzo Mazzaferro, Direttore S.C. Chirurgia generale indirizzo oncologico 1 (Epato-gastro-pancreatico e Trapianto di Fegato) - Istituto Nazionale Tumori IRCCS, Università di Milano


Progetto realizzato grazie al contributo non condizionante di Fondazione Roche.

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