Tumore del fegato, nuovi risultati per la doppia immunoterapia
Un approccio innovativo mira a fornire una “spinta immunitaria”, con una singola dose di tremelimumab seguita da durvalumab in monoterapia. I dati presentati a Barcellona mostrano un vantaggio importante nella sopravvivenza a 4 anni.
Un nuovo passo avanti nel trattamento del tumore del fegato avanzato, tra i più difficili da curare. A segnarlo è lo studio Himalaya sulla combinazione di due immunoterapie, che riporta oggi i dati aggiornati di sopravvivenza a 4 anni: si tratta, ad oggi, del più lungo follow up nei pazienti un carcinoma epatocellulare (HCC) non resecabile, non trattati con una precedente terapia sistemica e non eleggibili a un trattamento locoregionale.
I risultati presentati a Barcellona
I dati, presentati ieri a Barcellona, al World Congress on Gastrointestinal Cancer 2023 della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), mostrano che durvalumab associato ad una singola dose di tremelimumab (il cosiddetto regime Stride) ha prodotto un beneficio di sopravvivenza globale clinicamente significativo e sostenuto: un paziente su 4 è vivo a quattro anni. La combinazione ha ridotto il rischio di morte del 22% rispetto al trattamento standard con sorafenib. In particolare, il 25,2% dei pazienti trattati con il regime STRIDE era vivo a quattro anni rispetto al 15,1% di quelli trattati con sorafenib. Gli effetti del trattamento con il regime Stride rispetto a sorafenib si sono inoltre mantenuti in tutti i sottogruppi clinicamente rilevanti di pazienti vivi almeno dopo tre anni, indipendentemente dalla eziologia della malattia epatica sottostante (epatite B, epatite C o non virale) o da altre caratteristiche demografiche di base.
“I dati di sopravvivenza a lungo termine dello studio Himalaya sono unici nel panorama dell’epatocarcinoma avanzato – afferma Lorenza Rimassa, Professore Associato di Oncologia Medica presso Humanitas University e IRCCS Humanitas Research Hospital di Rozzano (Milano) -. E’ importante osservare che un paziente su quattro trattato con il regime Stride, basato sulla duplice immunoterapia, è vivo a quattro anni. Nessun altro regime terapeutico ha dimostrato finora questi risultati. Se confrontato con i dati storici a disposizione, solo il 7% dei pazienti con tumore del fegato avanzato è vivo a cinque anni”.
Il regime Stride
Questa strategia, spiega l’esperto, è basata su un innovativo approccio di ‘priming immunitario’ con una singola dose di tremelimumab seguita da durvalumab in monoterapia. Quest’unica somministrazione di tremelimumab, a un dosaggio superiore rispetto a quello tradizionale, è in grado di fornire una ‘spinta’ alla risposta immunitaria, offrendo contemporaneamente un miglioramento del profilo di sicurezza, e pertanto offrendo maggiore efficacia e tollerabilità. La combinazione di durvalumab e tremelimumab è approvata per il trattamento dei pazienti adulti con HCC avanzato o non resecabile è approvato nell’Unione Europea come prima linea.
Il tumore del fegato
Circa il 75% di tutti i tumori primari del fegato negli adulti è un carcinoma epatocellulare. Il trattamento dell’epatocarcinoma è complesso perché bisogna trattare il tumore senza sottovalutare il fatto che il paziente molto spesso - 80-90% dei casi - è affetto da un’altra patologia molto importante, l’epatopatia cronica. La gestione di due gravi patologie concomitanti richiede terapie tollerabili, che non peggiorino la funzionalità epatica residua. Più della metà dei pazienti presenta stadi avanzati di malattia, spesso alla prima manifestazione dei sintomi.
l ruolo dell’immunoterapia in questo tumore
L'ambiente immunitario unico del tumore del fegato fornisce un chiaro razionale per lo studio di farmaci che sfruttano il potere del sistema immunitario per trattare l'HCC. Il notevole beneficio in termini di sopravvivenza a quattro anni dimostrato da durvalumab e tramelimumab in questo setting di tumore del fegato avanzato supporta l’utilizzo del regime Stride per il trattamento di un’ampia popolazione di pazienti eleggibili a livello globale - conclude Susan Galbraith, Vicepresidente Esecutivo, Oncology R&D, AstraZeneca - Questi ultimi risultati dello studio Himalaya fanno parte di una serie di studi clinici che hanno lo scopo di fornire trattamenti innovativi ai pazienti nei vari stadi del tumore del fegato”.
Fonte: repubblica.it