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Disuguaglianze socioeconomiche e mortalità per carcinoma epatico

Le disuguaglianze socioeconomiche rappresentano un determinante strutturale della salute, con effetti documentati sull’incidenza, sulla diagnosi, sul trattamento e sulla prognosi di numerose patologie, incluse le neoplasie. In ambito oncologico è crescente l’evidenza che dimostra come i fattori socioeconomici possano influenzare negativamente l’intero percorso diagnostico-terapeutico. Il carcinoma epatocellulare (HCC), la più diffusa neoplasia epatica, costituisce un paradigma di tale fenomeno. Un recente studio svedese, pubblicato su The Lancet Regional Health Europe, analizza l’associazione tra condizioni socioeconomiche e prognosi nei pazienti affetti da HCC, evidenziando come il reddito familiare – unitamente ad altri fattori sociodemografici – incida significativamente sugli esiti clinici.

Il rischio di mortalità per carcinoma epatocellulare (HCC) è risultato circa il 30% più elevato nei pazienti appartenenti a famiglie a basso reddito rispetto a quelli con reddito medio-alto, secondo quanto riportato dallo studio pubblicato su The Lancet Regional Health Europe. I ricercatori dell’Università di Göteborg, coordinati da Juan Vaz, avevano già in precedenza dimostrato che l’HCC è circa cinque volte più diffuso tra i soggetti con basso reddito familiare. L’obiettivo di questo nuovo studio è stato quello di indagare l’impatto delle variabili socioeconomiche e demografiche – tra cui reddito, istruzione, etnia – sulla fase della diagnosi, l’accesso ai trattamenti curativi e la sopravvivenza complessiva.

I risultati indicano che i pazienti con basso reddito familiare presentano minori probabilità di ricevere una diagnosi precoce e un trattamento efficace. Inoltre, in questo gruppo si osserva un tasso di mortalità superiore del 29% rispetto ai pazienti con reddito più elevato. “Lo studio dimostra chiaramente come le disparità socioeconomiche influenzino negativamente gli esiti sanitari dei pazienti con HCC a ogni livello del percorso assistenziale”, afferma Juan Vaz, ricercatore in medicina di comunità presso la Sahlgrenska Academy dell’Università di Göteborg.

L’indagine si è basata sui dati di 5.490 pazienti adulti con diagnosi di HCC, registrati nel Registro nazionale svedese del fegato (SweLiv) tra il 2011 e il 2021. I dati socioeconomici sono stati integrati mediante altri registri sanitari e demografici nazionali. L’analisi ha evidenziato che il basso reddito familiare è associato a una ridotta probabilità di diagnosi in regime di sorveglianza (aOR 0,63; CI 95%: 0,50–0,80), diagnosi precoce (aOR 0,58; CI 95%: 0,51–0,67) e accesso a trattamenti curativi (aOR 0,65; CI 95%: 0,50–0,85). Dopo aggiustamenti per variabili cliniche (stadio BCLC), comorbilità, stato di cirrosi e altri fattori sociodemografici, il rischio di mortalità risultava significativamente più alto (HR aggiustato 1,29; CI 95%: 1,15–1,45) nei pazienti con basso reddito.

Tali risultati confermano che le disuguaglianze economiche si associano a uno stadio più avanzato al momento della diagnosi, a un minor accesso a trattamenti efficaci e a una prognosi peggiore nei pazienti con HCC.

Lo studio offre un contributo rilevante alla letteratura sulle disuguaglianze in ambito oncologico, dimostrando in modo solido come le condizioni socioeconomiche influenzino negativamente non solo l’incidenza, ma anche la diagnosi e la prognosi del carcinoma epatocellulare. I dati emersi rafforzano la necessità di mettere in atto strategie di sanità pubblica volte a mitigare l’impatto delle disuguaglianze sociali sulla salute. Interventi mirati alla sorveglianza precoce, all’equità nell’accesso alle cure e alla promozione di percorsi assistenziali standardizzati e inclusivi potrebbero contribuire a migliorare significativamente gli esiti clinici nelle popolazioni vulnerabili, promuovendo una medicina più equa ed efficace.

Fonte careonline.it


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