Sito Epatite C
Sito Epatite B
Sito Steatosi
Sito Cirrosi
Portale Epatite e malattie del fegato
Sito Tumori
Sito Trapianti
Nuovi Farmaci
Malattie autoimmuni

Cosa sappiamo sulla disbiosi

I cambiamenti nello stile di vita e nei fattori ambientali sono probabilmente associati alla crescente incidenza delle malattie autoimmuni

L’incidenza di molte comuni malattie umane multifattoriali, come il diabete e l’obesità, le allergie e l’asma, la neurodegenerazione e le malattie infiammatorie intestinali (IBD), è aumentata sostanzialmente negli ultimi due secoli1AI cambiamenti nello stile di vita e nei fattori ambientali, ampiamente adottati dalle società post-rivoluzionarie, rispetto alle condizioni prevalenti durante la precedente evoluzione del pool genetico umano, sono probabilmente associati alla crescente incidenza di queste malattie autoimmuni, infiammatorie e metaboliche1B.

Questi fattori legati allo stile di vita e all’ambiente includono1C:

1. Alterazioni della dieta

2. Modifiche nell’attività fisica

3. Cambiamenti nella concezione stessa di igiene

4. Maggiore longevità

5. Maggiore esposizione agli xenobiotici

Sia il genoma umano sia quello microbico sono quindi stati soggetti a pressioni ambientali e non ambientali1D.

Cos’è la disbiosi?

La comunità microbica intestinale sana può essere caratterizzata in termini di diversità, stabilità, resistenza e resilienza che sono definiti, rispettivamente, come la ricchezza dell’ecosistema, la sua suscettibilità alle perturbazioni e la sua capacità di ritornare allo stato precedente alla perturbazione1E.

Una definizione comune di disbiosi la descrive come un’alterazione compositiva e funzionale del microbiota determinata da una serie di fattori ambientali e legati all’ospite, che perturbano l’ecosistema microbico in una misura che supera le sue capacità di resistenza e resilienza1F.

Esistono numerose limitazioni alla definizione di base di disbiosi come stato alterato della comunità batterica intestinale. L’enorme variabilità interindividuale nella composizione tassonomica del microbiota tra individui sani a seconda della geografia, dell’età e delle abitudini alimentari solleva la questione di quale possa essere considerata una popolazione di riferimento e consente di considerare quasi ogni configurazione microbica intestinale “disbiotica” se confrontata con un controllo particolare1G.

Per questo esiste una definizione di disbiosi più ristretta e specifica, intesa come uno stato di comunità microbica che non è solo statisticamente associato a una malattia, ma contribuisce anche funzionalmente all’eziologia, alla diagnosi o al trattamento della malattia1H.

Tipi di disbiosi

La disbiosi presenta tipicamente una o più delle seguenti caratteristiche non mutuamente esclusive1I.

Arricchimento di patobionti1L. I membri del microbiota che hanno il potenziale di causare patologie sono stati definiti patobionti. Tali batteri sono tipicamente presenti con una bassa abbondanza relativa, ma proliferano quando si verificano aberrazioni nell’ecosistema intestinale. Un esempio tipico di tale espansione della popolazione è la crescita della famiglia batterica delle Enterobacteriaceae, che è osservata frequentemente nelle infezioni e infiammazioni enteriche.

Perdita di commensali1M. Al contrario della crescita di agenti patogeni, la disbiosi è spesso caratterizzata dalla riduzione o dalla completa perdita dei membri normalmente residenti del microbiota, dovuta all’uccisione microbica o alla ridotta proliferazione batterica. Una tale perdita di commensali può essere funzionalmente importante e il ripristino dei batteri aboliti o dei loro metaboliti ha il potenziale di invertire i fenotipi associati alla disbiosi.

Perdita di diversità1N. Una caratteristica ricorrente della disbiosi associata alla malattia è una riduzione della diversità alfa: una bassa diversità batterica è stata documentata nel contesto della disbiosi indotta da una composizione alimentare anomala, dalle malattie infiammatorie intestinali, dall’AIDS e dal diabete di tipo 1, oltre a molte altre condizioni.

Origini della disbiosi

Data la definizione di disbiosi come uno stato ecologico microbico distinto che è causalmente collegato alla manifestazione, diagnosi o trattamento di una particolare malattia, è fondamentale considerare i meccanismi che contribuiscono allo sviluppo e al mantenimento della disbiosi1O.

1. L'infiammazione compromette la capacità del microbiota di fornire resistenza alla colonizzazione contro i microrganismi invasori1P.

2. La dieta ha una notevole influenza a breve e lungo termine sulla composizione del microbiota intestinale1Q.

3. Le colonizzazioni intestinali dopo la nascita sono determinate dal microbiota materno e, in particolare, dalle modalità di parto1R.

4. Oltre ai fattori ambientali, anche la genetica dell’ospite è coinvolta nella composizione del microbiota intestinale1S.

Dal progetto microbioma umano alla disbiosi per migliorare diagnosi e trattamenti1T

Sebbene l'obiettivo principale del progetto sul microbioma umano fosse quello di stabilire la composizione e la funzionalità microbica intestinale in condizioni normali, gli sforzi successivi hanno mirato a definire e comprendere gli stati disbiotici associati alle malattie.

Ciò ha provocato un’ondata di recenti associazioni tra composizione microbica aberrante e manifestazioni fenotipiche dell’ospite sia nei topi che nell’uomo.

Sebbene molte di queste nuove associazioni abbiano portato implicazioni promettenti per futuri approcci diagnostici e terapeutici, varie sfide devono essere superate in questo campo per sfruttare la nuova ricchezza di informazioni sui diversi stati dell’ecosistema microbico e il loro ruolo nello sviluppo delle malattie.

Fonte: doctor33.it


Vuoi ricevere aggiornamenti su questo argomento? Iscriviti alla Newsletter!

Quando invii il modulo, controlla la tua casella di posta elettronica per confermare l’iscrizione