Cirrosi ed epatite associata all'uso di alcol, efficacia di acamprosato nella real life

L'acamprosato, trattamento ampiamente utilizzato per il disturbo da uso di alcol, sembra essere prescritto più spesso a pazienti più giovani, ricoverati a causa degli effetti diretti del consumo di alcol piuttosto che per il peggioramento della malattia epatica, e che potrebbero avere un rischio maggiore di ricaduta per motivi sociali. Uno studio real world pubblicato BMJ Open Gastroenterology, ha mostrato che questo farmaco sembrerebbe associato a un aumento dei ricoveri ospedalieri, senza miglioramenti evidenti in termini di mortalità o astinenza. Questo suggerisce che, in questa popolazione, l'acamprosato da solo potrebbe non bastare per migliorare gli esiti clinici entro un anno.
L'uso di alcol è la principale causa di cirrosi a livello globale, e i casi di malattia epatica correlata all'alcol (ArLD), inclusa l'epatite alcol-associata, continuano ad aumentare in molte parti del mondo. L'astinenza dall'alcol rappresenta l'intervento più importante per i pazienti con ArLD avanzata, migliorando significativamente gli esiti clinici in tutte le fasi della malattia epatica.
L'impatto dell'astinenza sulla mortalità è particolarmente evidente nei casi di epatite alcol-associata. Nonostante ciò, i tassi di ricaduta e di consumo di alcol rimangono elevati in questa popolazione.
Le evidenze disponibili sugli interventi per il disturbo da uso di alcol (AUD) nei pazienti con cirrosi alcol-correlata sono limitate, e l'adozione di trattamenti è bassa. Il ricovero ospedaliero offre un periodo di astinenza forzata e rappresenta un'opportunità per pazienti e professionisti sanitari di collaborare per prevenire future ricadute.
L’acamprosato è un trattamento ampiamente utilizzato per l’AUD nei pazienti senza malattia epatica. È raccomandato come misura di prima linea per prevenire le ricadute nei pazienti che hanno raggiunto l'astinenza, in associazione con interventi psicologici.
Il suo meccanismo d’azione si basa sulla modulazione/inibizione del recettore NMDA attraverso un meccanismo ancora non ben compreso, che coinvolge uno dei recettori metabotropici glutamatergici (mGluR5).
Sebbene la sua farmacologia non sia completamente compresa, è considerato efficace e associato a meno ricoveri ospedalieri rispetto al baclofene. Tuttavia, alcuni studi di coorte hanno evidenziato che i pazienti con AUD trattati con acamprosato avevano una maggiore probabilità di essere diagnosticati per ArLD e di sviluppare scompenso epatico. Inoltre, anche nei pazienti senza malattia epatica, la prescrizione di acamprosato è stata associata a un aumento del rischio di ricovero ospedaliero.
In questo studio real world gli autori hanno analizzato l'impatto reale della prescrizione di acamprosato nei pazienti con cirrosi alcol-correlata o epatite alcol-associata dopo un ricovero ospedaliero. L’obiettivo era valutare non solo l'effetto dell'acamprosato sulle ricadute al consumo di alcol, ma anche il suo impatto sugli esiti clinici.
Questo studio retrospettivo caso-controllo ha analizzato i dati di tutti i pazienti ricoverati in un grande centro terziario nel Regno Unito con cirrosi alcol-correlata e/o epatite alcol-associata.
E’ stato utilizzato il propensity risk score matching per confrontare i pazienti trattati con acamprosato con un gruppo di controllo. L'endpoint primario era il tasso di ricoveri ripetuti.
Dei 451 pazienti che soddisfacevano i criteri di inclusione, 55 hanno iniziato la terapia con acamprosato durante il ricovero. Prima del matching, vi erano differenze significative tra i gruppi. I pazienti che ricevevano acamprosato erano più giovani (età mediana 51 anni contro 57, p<0,005), più frequentemente ricoverati per motivi puramente legati all'alcol (53% contro 24%, p<0,001) e più spesso affetti da una diagnosi psichiatrica comorbida (42% contro 20%, p<0,001).
In media, consumavano più alcol (155 unità/settimana contro 80, p<0,001), avevano meno probabilità di avere un partner (35% contro 54%, p=0,006) ed erano più frequentemente disoccupati (67% contro 44%, p<0,001).
Dopo il matching, sono stati selezionati 53 pazienti trattati con acamprosato e 53 controlli. A 1 anno, il tasso di ricoveri ripetuti era significativamente più alto nel gruppo trattato con acamprosato (85% contro 57%, p<0,001). Non sono state riscontrate differenze statisticamente significative nei tassi di astinenza o mortalità a 1 anno.
Gli autori hanno evidenziato che l’assunzione di acamprosato si sperava riducesse i ricoveri ospedalieri, ma lo studio ha evidenziato un aumento delle riammissioni tra i pazienti trattati. Sebbene il campione di 53 casi non abbia soddisfatto i requisiti del calcolo della potenza, ha comunque fornito l’80% di potenza per rilevare una differenza del 25% nei ricoveri con significatività al 95%.
Sono stati considerati fattori confondenti come consumo di alcol, diagnosi psichiatriche, motivo del ricovero, stato civile ed occupazione. I risultati concordano con studi precedenti che associano l’acamprosato a maggiori ricoveri legati all’AUD, in contrasto con altri che indicano meno ricoveri rispetto al baclofen.
Probabilmente, l’acamprosato è stato prescritto a pazienti con AUD più grave, caratterizzati da maggiore rischio di ricaduta e fragilità sociale. I pazienti trattati erano più giovani e presentavano un consumo di alcol settimanale più alto. L’associazione con comunità di supporto era maggiore nei pazienti con acamprosato, suggerendo che i casi non trattati abbiano rifiutato o non necessitassero di interventi.
Non sono state riscontrate differenze significative in termini di mortalità o MELD score, e i ricoveri non erano chiaramente attribuibili all’acamprosato. La gravità della malattia epatica o della dipendenza potrebbe aver mascherato eventuali benefici del farmaco in questo contesto.
In conclusione, la prescrizione di acamprosato è stata associata a tassi più alti di ricovero nei pazienti con cirrosi alcol-correlata e/o epatite alcol-associata. Ciò potrebbe riflettere una maggiore gravità dell’AUD in questi pazienti o indicare la limitata capacità dell’acamprosato di modificare il decorso della malattia in questa popolazione.
Fonte: pharmastar.it